Linguista statunitense. Studioso di lingue amerinde fin dal 1935, si
occupò in particolare di fonetica e di fonologia, elaborando una teoria
del linguaggio nell'ambito di una più ampia teoria del comportamento
umano. Questa fu enunciata nella sua opera fondamentale,
Il linguaggio in
relazione a una teoria unificata della struttura del comportamento umano
(1954-60). Sulla scia delle teorie di L. Bloomfield e di E. Sapir elaborò
un modello linguistico definito
tagmemico, in quanto basato su una
unità sintattica fondamentale, il
tagmema: è così
definita ogni singola posizione degli elementi che costituiscono la struttura
sintattica di una lingua; questa, infatti, è determinata dalle relazioni
esistenti tra le varie classi di parole e dalla conseguente funzione assunta in
determinate posizioni. Il tagmema, quindi, è la disposizione o la
posizione funzionale degli elementi. Tale teoria, sostenuta da una rigorosa
metodologia e dalla ricerca sul campo con lingue non indoeuropee, fu applicata
anche all'analisi testuale e del discorso. Tuttavia,
P. non godette di
particolare attenzione presso gli studiosi europei, che vi videro solo uno
strumento di analisi linguistica puramente formale. Fu professore di Linguistica
all'università del Michigan (1948-79) e presidente del Summer Institute
of Linguistics (1942-79). Tra le sue opere ricordiamo:
Fonetica (1943),
Fonemica (1947),
Analisi grammaticale (1977),
Concetti
linguistici: una introduzione alla teoria tagmenica (1982),
Testo e
tagmema (1983) (Woodstock, Connecticut 1912 - Dallas 2000).